VIII festival internazionale del giornalismo

Valeria Fieramonte


Il Festival Internazionale del Giornalismo, a Perugia, quest'anno alla sua ottava edizione, è un utile mezzo di conoscenza e di discussione tra colleghi, un modo di dibattere, un po' più liberamente del solito, i principali temi e problemi con cui l'informazione a a che fare. Tanto più importante quanto più la libertà di stampa è minacciata da oligarchie di potere spesso colluse anche con gruppi criminali.

Il 3 di maggio era anche, appunto, la giornata internazionale sulla libertà di stampa, ed è stato inevitabile prendere atto che l'Italia si trova, nella graduatoria, solo al 64° posto della classifica mondiale: come dire che, da questo punto di vista, siamo già 'terzo mondo'.
La cosa diventa ancora più grave se si pensa che ci sono leader politici che attaccano la categoria in modo diretto e frontale, come Beppe Grillo, aggravando così ulteriormente una situazione già grave di per sé.

Anche dal punto di vista del precariato, in impressionante aumento qui come altrove.
Senza contare il tributo di morti: dal 1992 ad oggi più di 1054 giornalisti italiani sono stati uccisi in guerra o dalle più svariate specie di mafie. Un tributo all'apparenza superiore a quello degli stessi militari! 

Il fatto che l'ultimo posto, nella classifica dei paesi meno liberi, spetti alla Corea del Nord, fa capire meglio di qualsiasi altra cosa come l'informazione sia afflitta, nella maggior parte dei paesi, dalla malattia generalizzata dell'abuso di potere da parte di lobby economiche, gruppi di pressione, partiti, leader e leaderini politici economici e militari, nonché mafie sempre più ruspanti.

Pochissimo spazio ha avuto la discussione sulla presenza femminile nei media, come si può capire da uno dei due dibattiti sul tema, dal titolo: ' Dove sono le donne?', condotto peraltro tutto in lingua inglese da Lucy Marcus – nella evidente scarsa presenza di giornaliste italiane.
 La Marcus sembrava qui più che altro nel ruolo di 'cacciatrice di teste' per conto di grosse multinazionali.( Chissà poi se hanno trovato qualche testa che faceva al caso loro, perfettamente anglofona e con competenze da 'Nerd'.)
Secondo lei, la prima direttrice donna del New York Times ha fatto in pochissimo tempo una enorme differenza, perchè ha messo subito in ruoli di responsabilità per la prima volta il 50% di donne, ma ammette anche non solo che lei non farebbe lo stesso, ma che in genere le donne si bruciano prima di arrivare ai vertici e sono anche riluttanti a chiedere aumenti di stipendio perchè tendono a  sottovalutarsi, mentre gli uomini si sopravvalutano.
Le poche italiane in sala, tra cui due ex direttrici di testate femminili ora in pensione, hanno sottolineato come la stampa femminile sia considerata di serie B e trattata come tale, punto e basta.

Confesso di aver trovato più interessante la discussione sui temi della sanità e dell'economia, con dati e riflessioni piuttosto impressionanti circa lo stato presente delle cose.
In un dibattito sul tema: 'Stampa e controllo dei poteri finanziari', con la presenza tra gli altri di Ugo Biggeri ( Banca Etica), Nunzia Penelope ( Il foglio), Paolo Mondani ( Report Rai 3) si è preso atto che l'Italia è uno dei pochi paesi che non punisce l'autoriciclaggio di denaro 'illecito'.
Tutte le volte che si tenta di introdurre la norma – come è accaduto anche sotto il governo Letta, - qualche 'manina' la toglie all'ultimo momento.
Pare che dietro l'oscura abitudine ci siano addirittura... le principali banche italiane!
Chissà che succede all'estero, dove magari il reato è presente nella legislazione?
Perchè dopotutto le banche europee e mondiali possono lavorare su leve da 70 a 1, senza essere, non si dice punite, ma neanche redarguite. Mentre per fortuna lo Stato non può permettersi di farlo.
Preso atto per l'ennesima volta che occorrerebbe bloccare i derivati, ( e i cds?), far pagare il debito a chi ne è responsabile, e separare le banche retail dalla speculazione finanziaria – non restano che le battute: su come i cani da guardia ( leggi organismi di controllo) siano più che altro cani da compagnia....eccetera eccetera.
  
Circa il tema salute e inquinamento, un sito internazionale che ha accumulato una enorme mole di dati sulla sanità, sebbene di difficile consultazione perchè non settorializzati, e con focus particolare sui mercati anglosassoni, è quello di David Donald: the center for public integrity.org/articles/entry.
Quanto all'Europa il problema principale sembra essere il crescente traffico di medicinali contraffatti verso i mercati dell'est.
In Romania, per esempio, ha detto Paul Radu – c'è carenza di medicinali per uso oncologico perchè lo Stato non li fornisce e devono essere acquistati al mercato nero.
In Italia lo scorso anno sono stati rubati 17 milioni di farmaci, direttamente dai depositi degli ospedali: questo significa che dovranno ripagarli i cittadini italiani...
Ma altre frodi a danno del governo avvengono attraverso la sovraffatturazione dei codici.
 La criminalità organizzata italorumenoalbanese si concentra su questo perchè è una attività più sicura e redditizia del traffico di droga e i controlli sono del tutto assenti.
I furti ai danni degli ospedali avvengono soprattutto al Sud: proprio durante il festival ce ne è stato uno in Campania, ma ne parlano solo i giornali locali, anche se è una questione di interesse nazionale: specie se si pensa che il 70% del budget delle regioni è' appunto sulla sanità.
Il nostro è anche un paese di impasticcati: pare che la media di 'dosi' medicinali annuali sia di 984,6 per mille abitanti, ma la Sicilia batte tutti: 1.110 dosi.
Le regioni più sprecone e con più scandali sono la Campania, il Lazio, la Puglia e la Sicilia. La Calabria ha un primato di scandali ma non è tanto spendacciona...
 Radu dice che alcuni criminali sono stati identificati e si cerca di mapparne la rete di azione: talora nelle frodi ci cascano anche persone in buona fede. I farmacisti austriaci per esempio hanno ceduto medicinali a prezzo ' di fabbrica' a 'mafie' che poi se li sono rivenduti a prezzi maggiorati...
Infine sul tema dell'inquinamento ambientale, che ha un ruolo sempre più importate nel provocare malattie, può essere interessante  sapere che si sta costituendo una vera rete nazionale di informazione sul problema. Per questo si può fare riferimento a Rosi Battaglia, cittadini reattivi.it

Occorre anche stare attenti, perchè dato che ormai le bonifiche sono una delle poche occasioni per intercettare risorse pubbliche,  c'è il rischio che vengano assegnate agli stessi inquinatori...dopo venti anni di sospensione dell'attività dello Stato in molte regioni, con autorità locali assenti o distratte, e nazionali occupate sempre su altro, non sarà facile, posto che ci si riesca, ripristinare la legalità.

 

6-5-2014